La nuova generazione degli smart glasses in realtà aumentata è destinata esclusivamente ad utenti aziendali

 Credits: google.com

Dopo il flop dei primi Google Glass, presentati già nel 2013, Big G apre un nuovo capitolo per gli smart glasses più famosi al mondo. Sulla spinta del successo della realtà aumentata, l’azienda ha deciso di riprovarci ma ridimensionando le ambizioni, puntando esclusivamente all’uso aziendale. Produzione, logistica ed assistenza sanitaria sono i settori ai quali questi device si rivolgono.

L’uso dei dispositivi wearable aiuta gli addetti a compiere il loro lavoro in modo più efficiente, consentendo loro di accedere a informazioni e a strumenti necessari per supportare le attività che devono svolgere, avendo però le mani libere. Secondo le aziende che già utilizzano questi device, i tempi di produzione si riducono addirittura del 25%.

Per creare la seconda generazione dei Glass, Google ha fatto tesoro dei dati e dei consigli dei grandi clienti come AGCO, DHL e General Electric. Il risultato è un dispositivo AR tra i più leggeri del mercato, con interessanti miglioramenti hardware e software. I nuovi Google Glass Entreprise Edition, infatti, presentano un touchpad per la navigazione sul lato della montatura degli occhiali, una fotocamera da 8 MP progettata per fornire un migliore streaming video in prima persona e un display trasparente per informazioni come video, e-mail e altre notifiche. Inoltre il chip Qualcomm Snapdragon XR1, offre una maggiore potenza ed un nuovo motore di intelligenza artificiale. Questo consente risparmi energetici significativi, supporto per computer vision e funzionalità avanzate di machine learning. Anche l’assistente vocale è integrato del software: basterà pronunciare le parole “Ok Google…” seguite dalla richiesta, per avviare una ricerca da parte del dispositivo.

Nonostante le funzionalità siano limitate rispetto ad altri smart glasses AR (ad esempio Hololens) presenti sul mercato, i Google Glass Entreprise Edition supportano alcune interessanti funzionalità. Ad esempio, gli operatori possono collegarsi e condividere ciò che vedono in diretta con esperti e colleghi, per collaborare e risolvere i problemi in tempo reale.

Interessante il prezzo: 999 dollari per la configurazione standard. Decisamente più competitivo rispetto ai 3500 richiesti da Microsoft per i nuovi Hololens 2.

After the emission crisis Volkswagen is back in the news, but this time for other (and luckily better) motivations: the German automotive colossus, in fact, reached the first pages of online and offline press in the hi-tech field thanks to the introduction of new augmented reality smart glasses in its Wolfsburg factory.

The benefits of the headsets’ use in production chains aren’t a mystery anymore: the amount of important information that this system can give to the workers, added to the comfort of leaving their hands free, is transforming the use of new devices in a trend.

These are among the motivations that drove Volkswagen too in considering smart glasses as a solution;  consequently they started tests (at the moment active on a limited group of 30 workers) related to their benefits and appreciation, preliminary to the potential adoption in the rest of the plants.

As we can read on the article published on the company’s official site, the benefits of 3D smart glasses are evident: the workers automatically receive all the information they need, such as storage locations or part numbers directly in their field of vision, and a camera in the glasses is also a barcode reader, showing the right and wrong ones, avoiding in advance a great number of mistakes. Thanks to the voice and touch controls, also, the workers’ hands are free.

Digitalization is becoming increasingly important in production. The 3D smart glasses take cooperation between humans and systems to a new level”, said Reinhard de Vries, Head of Plant Logistics at Wolfsburg.

For now the use of smart glasses (that, judging from the first pictures, remind closely Google Glass) is voluntary: the interested workers receive the device and are gradually being introduced to the new technology. Volkswagen declared also that, since of the current positive experiences, other departments, plants and brands also plan to use the glasses.

Dopo lo scandalo emissioni, il gruppo Volkswagen torna nelle news per ben altre (e fortunatamente migliori) motivazioni: il colosso tedesco produttore di automobili, infatti, ha raggiunto le prime pagine di pubblicazioni online e offline nel settore hi-tech grazie all’introduzione di nuovi smart glasses a realtà aumentata nella sua storica sede di produzione di Wolfsburg.

I vantaggi dell’uso di visori nelle catene di produzione non sono più un mistero: la quantità di informazioni decisive che un sistema del genere può fornire ai lavoratori, aggiunto alla comodità di lasciar le mani libere per dedicarsi alle mansioni, sta tramutando l’uso di nuovi device nel settore in un trend ben definito.

Proprio queste sono tra le motivazioni che hanno spinto anche Volkswagen a prendere in considerazione gli smart glasses e a iniziare i relativi test di utilità e gradimento, per il momento attivi su un gruppo di 30 operai, preliminari alla possibile adozione in tutti gli stabilimenti. Come si legge dal comunicato pubblicato sul sito ufficiale della compagnia, i vantaggi dei 3D smart glasses sono già evidenti: i lavoratori, infatti, ricevono automaticamente le informazioni delle quali hanno bisogno, quali le posizioni in magazzino o i codici delle varie componenti, direttamente nel loro campo visivo, e una videocamera sui visori ha funzione di scansione dei codici a barre, indicando quelli giusti o quelli errati e quindi evitando a monte molti errori di svista. Grazie a comandi vocali o touch le mani dei lavoratori sono libere.

La digitalizzazione sta diventando sempre più importante nella produzione. Gli smart glasses 3D portano la cooperazione tra umani e sistemi a un nuovo livello“, ha dichiarato Reinhard de Vries, Head of Plant Logistics a Wolfsburg.

Per il momento l’utilizzo degli smart glasses (che a giudicare dalle prime immagini ricordano molto i Google Glass) è volontario: i lavoratori che ne fanno richiesta ricevono il dispositivo e vengono introdotti alla nuova tecnologia. Volkswagen fa sapere che, viste le attuali esperienze positive, altri dipartimenti e settori della compagni stanno pensando di adottare questo sistema.

 

After innumerable tests, most of which between the walls of the University, finally was successfully made the first surgery with the help of augmented reality.

A group of Polish cardiac surgeons, all from the Institute of Cardiology in Warsaw, successfully used an augmented reality headset to restore the blood flow in the blocked artery of a 49yo patient. The device, an headset made from a Google Glass, displayed data about the patient in front of the doctors’ eyes, among which also the tomographic images of the arteries, that drove the operation to success.

One of the main advantages of the use of devices as Google Glass in surgery is that they leave the hands free, so the doctor can operate with more autonomy. While he does so, information and images are displayed on the side of his field of view, on the glasses’ lenses, superimposed to reality: in the Warsaw’s case in front of the surgeons’ eyes were showed the 3D reconstruction of the heart.

This kind of operation is generally pretty difficult to perform, but thanks to this device the doctors were able to find the blocked artery easily and to insert in the heart also two stents: this is the demonstration that the new technologies, augmented reality in primis, can be very useful in a delicate and important field as the medical one.

Maksymilian Opolski, author of a paper on the operation in the Journal of Cardiology, said: “This case demonstrates the novel application of wearable devices for display of data sets in the catheterisation lab that can be used for better planning and guidance of interventional procedures. It also provides proof of concept that wearable devices can improve operator comfort and procedure efficiency in interventional cardiology.”

Dopo innumerevoli prove, per lo più tra le mura delle Facoltà di Medicina, è stata portata a termine con successo la prima operazione vera e propria effettuata con l’ausilio della realtà aumentata.

Un’equipe di cardiochirurghi polacchi, tutti provenienti dall’Istituto di Cardiologia di Varsavia, ha infatti utilizzato con successo un visore a realtà aumentata per liberare l’arteria bloccata di un paziente 49enne. Il dispositivo, un visore ottenuto modificando un modello di Google Glass, è servito per proiettare di fronte agli occhi dei medici diverse informazioni sul paziente, tra cui anche le immagini tomografiche delle arterie, che hanno guidato l’operazione verso il successo.

Uno dei maggiori vantaggi dell’utilizzo di dispositivi quali Google Glass nella chirurgia è che non vi è bisogno delle mani per l’utilizzo dello stesso, lasciando dunque il medico libero di agire e operare con maggiore autonomia. Nel mentre informazioni e immagini vengono proiettate a lato del suo campo visivo, sulle lenti degli occhiali e sovrimposte alla realtà: in questo caso, in particolare, tra le altre informazioni di fronte agli occhi dei medici era proiettata la ricostruzione 3D del cuore da operare con tutte le indicazioni necessarie per farlo.

Questo tipo di operazione è in genere piuttosto difficile da portare a compimento, ma grazie al dispositivo i medici sono stati in grado di trovare l’arteria ostruita più semplicemente e immettere nel cuore anche due stents: ecco dunque dimostrata praticamente l’utilità delle nuove tecnologie, realtà aumentata in primis, in un campo delicato e importante come quello medico.

Marksymilian Opolski, redattore del documento relativo all’operazione sul Journal of Cardiology, ha detto: “Questo caso dimostra la nuova applicazione di dispositivi indossabili per la visualizzazione di dati interni al laboratorio di cateterizzazione che possono essere utilizzati per un pianificare e guidare meglio le procedure di intervento. Fornisce anche prova del concetto che i dispositivi indossabili possano migliorare il comfort dell’operatore e l’efficienza delle procedure nella cardiologia interventistica.”

If you were still having doubts about the rivalry between Google and Facebook, after the last weeks they have been for sure deleted, thanks to the news which saw the two giants as main characters of a run to augmented reality.

Less than ten days ago all the main pages of virtual and augmented reality-related online newspapers’ were full with the news about Google’s new patent, that gave new hopes on further development of the seesawing Google Glass project (now Project Aura): big G, in fact, patented a system to superimpose holograms to reality through a headset in a document titled “Lightguide With Multiple In-Coupling Holograms For Head Wearable Display“.

In the patent some diagrams show how the company can merge CGI imagery (Computer Generated Imagery) with its Glass to create a device very similar to Microsoft HoloLens.

Of course, the registration of the patent doesn’t give the certainty of the development and use of this technology, but linking this news with Google’s big investment ($542 millions) in Magic Leap, it’s clear how all this can lead to some kind of future for one of the most waited devices in the augmented reality world.

11232118_10102175618819241_7572979522374295442_nIn the middle of the ferment that this news created among the augmented reality fans, last Wednesday Mark Zuckerberg, CEO at Facebook, confirmed that the Team of the famous social network is working to developments linked to this avant-garde technology. During his speech at Vanity Fair’s New Establishment Summit, someone asked if Facebook is working on augmented reality, and he answered with an enthusiastic “yes!”.

Facebook isn’t new to avant-garde technologies related to wearables and visors, since it’s the company owner of the famous virtual reality headset Oculus Rift; nevertheless, as Michael Abrash, chief scientist of Oculus VR, said, if virtual reality is at a good point, the way to arrive to augmented reality is a bit longer and complicated.

We are curious about which one of the companies will be the first releasing a working project related to augmented reality: what’s your guess? Let us know 🙂

Se ancora aveste nutrito dubbi sulla rivalità in atto tra Google e Facebook, dopo le ultime settimane sono stati certamente spazzati via, grazie alle notizie che hanno visto i due colossi protagonisti della corsa alla realtà aumentata.

Neppure dieci giorni fa, sulle prime pagine dei giornali online dedicati a realtà virtuale e aumentata la faceva da padrona la notizia del brevetto registrato da Google, che fa bene sperare in ulteriori sviluppi dell’altalenante progetto Google Glass (adesso Project Aura): big G ha brevettato infatti, in un documento intitolato “Lightguide With Multiple In-Coupling Holograms For Head Wearable Display“, un sistema per ologrammi superimposti alla realtà tramite visore.

Nel brevetto alcuni diagrammi mostrano come la compagnia possa unire immagini CGI (Computer Generated Imagery, insomma immagini create con computer grafica 3D) con i suoi Glass per arrivare a un device molto vicino a Microsoft HoloLens.

La registrazione di un brevetto, ovviamente, non dà la certezza che la tecnologia venga sviluppata e utilizzata, ma collegando questa notizia a quella del forte investimento (542 milioni di dollari) di Google nella compagnia Magic Leap, non si può che sperare bene per il futuro di uno dei device più attesi nel mondo della realtà aumentata.

11232118_10102175618819241_7572979522374295442_nEcco che, nel mezzo del fermento nel quale questa notizia ha gettato gli appassionati di realtà aumentata, mercoledì scorso Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, ha confermato che il Team del famoso social network sta lavorando proprio a sviluppi inerenti questa tecnologia d’avanguardia. Durante un suo intervento al Vanity Fair’s New Establishment Summit, gli è stato infatti chiesto se Facebook stia lavorando su questo versante, e lui, in modo entusiasta, ha confermato con un sì.

Facebook non è nuovo alle tecnologie d’avanguardia legate a visori e wearables, essendo la compagnia proprietaria del celebre headset per realtà virtuale Oculus Rift; tuttavia, come affermato da Michael Abrash, capo scienziato di Oculus VR, se la realtà virtuale è a buon punto, la via per arrivare alla realtà aumentata è un po’ più lunga e difficile.

Vedremo quale delle due compagnie riuscirà a far uscire prima un progetto funzionante relativo alla realtà aumentata: secondo voi? Si accettano scommesse 😉

interfaccia in realtà aumentata Meta1

Per capire come sarà la realtà aumentata del futuro, avere visto il film Avatar forse non è indispensabile, ma utile sì. La realtà aumentata del futuro è un’interfaccia, o la sua assenza, a seconda dei punti di vista. “Fondere mondo reale e mondo virtuale” è un’espressione che viene usata spesso per descrivere l’effetto prodotto da questa tecnologia, ma mai come ora il suo significato deve essere preso alla lettera.

È la startup americana Meta ad aver messo insieme le risorse hardware e software adatte a creare un dispositivo che unisce la filosofia dei Google Glass ai vantaggi della manipolazione gestuale diretta. Una campagna di raccolta fondi avviata sulla famosa piattaforma Kickstarter, andata a buon fine lo scorso maggio, ha assicurato la produzione del kit per sviluppatori di “Meta1”, un dispositivo che integra un paio di occhiali trasparenti dotati di due schermi (prodotti da Epson) e una videocamera 3D posta immediatamente sopra le lenti, che contiene sensori di movimento. Collegato ad un computer con sistema operativo Windows, l’apparato è in grado di tracciare i movimenti delle mani dell’utente, e, soprattutto, di proiettare immagini digitali tridimensionali che possono essere concretamente manipolate con le dita.

l'interfaccia in realtà aumentata Meta1

Il dispositivo hardware, costituito da occhiali e videocamera, di Meta1. Fonte: http://www.kickstarter.com/projects/551975293/meta-the-most-advanced-augmented-reality-interface

L’utente può quindi vedere gli oggetti digitali “ancorati” al mondo reale circostante, e spostarli o modificarli in tempo reale nel modo più naturale che conosce, cioè usando le proprie mani. La realtà aumentata crea così un’interfaccia naturale intuitiva con il mondo digitale. È facile immaginare, a questo punto, designer e architetti che modellano un progetto come se lo potessero tenere già tra le mani, ragazzi che usano come schermo del computer un muro o una finestra di casa, e il mouse e la tastiera diventare strumenti obsoleti.
È ad un futuro non troppo lontano, quindi, che appartengono questi scenari: la versatilità del mondo digitale e la naturalezza dell’interazione gestuale vengono così unite dalla realtà aumentata, moltiplicando le nostre possibilità di interagire con l’ambiente che ci circonda.

Fonte: http://www.kickstarter.com/projects/551975293/meta-the-most-advanced-augmented-reality-interface

head-mounted display Ivan Sutherland precursore della realtà aumentata

Quando è nata, e come, la realtà aumentata?
Anche le tecnologie che ci sembrano più recenti hanno spesso alle spalle anni di storia in cui la ricerca e la sperimentazione sono rimaste confinate nei laboratori, e sono servite a scopi diversi da quelli per i quali esse sono conosciute oggi.
Nel caso della realtà aumentata, è abbastanza facile intuire come essa si possa considerare “figlia” della Realtà Virtuale, concetto coniato dall’informatico e scrittore americano Jarome Lanier negli anni ’80, dopo il perfezionamento di un prototipo fondamentale: il primo Head-Mounted Display, uno schermo montato su casco messo a punto nel 1966 da Ivan Sutherland, che in seguito verrà abilitato a restituire la percezione continua di un ambiente virtuale tridimensionale interamente generato al computer, e sincronizzato con i movimenti del capo di chi lo indossa.
La vera nascita della realtà aumentata avviene a questo punto, quando i ricercatori Tom Caudell e David Mizell modificano l’Head-Mounted Display in funzione di uno strumento utile ai laboratori della compagnia aerospaziale Boeing. Il dispositivo viene infatti reso monoculare e semitrasparente per permettere ai tecnici addetti alle operazioni di assemblaggio di consultare schemi e istruzioni in formato digitale, direttamente proiettate sulle componenti che entravano nel campo visivo, senza distogliere l’attenzione dalle operazioni. Caudell può quindi ufficialmente coniare l’espressione “realtà aumentata” nel 1990.

 

Tuttavia, l’evento che ha permesso alla nuova tecnologia di uscire dai laboratori di ricerca e dagli impieghi nel campo scientifico e militare è stato il rilascio, nel 1999, da parte del professor Hirokazu Kato del Nara Institute of Science and Technology, della libreria di software ARToolKit: mettendo insieme sistemi di tracking video, interazione con oggetti virtuali e grafica 3D, permetteva alla comunità di programmatori open source di sperimentare applicazioni di realtà aumentata con i computer e i dispositivi di ripresa video più diffusi, aprendo la strada anche alla creazione di specifici browser AR. Da qui alla ideazione del primo gioco all’aperto in realtà aumentata il passo è stato breve, con ArQuake, del 2000: il videogioco, sviluppato da Bruce Thomas nel Wearable Computer Lab della University of South Australia, richiedeva però di muoversi con un computer nello zaino, giroscopi e sensori e GPS e, naturalmente, un Head-Mounted display per sparare ai mostri visualizzati nello spazio reale.

 

ArQuake, uno dei primi videogiochi in realtà aumentata

Uno dei primissimi videogame in realtà aumentata, ArQuake, sviluppato da Bruce Thomas nel Wearable Computer Lab della University of South Australia. Fonte: http://wearables.unisa.edu.au/projects/arquake/

La svolta decisiva, quella che porta, sostanzialmente, allo stato attuale, è datata 2009, e avviene grazie al verificarsi di due condizioni particolari. La prima è costituita da uno dei primi utilizzi della tecnologia all’interno di una campagna pubblicitaria, talmente riuscito da far esplodere quasi improvvisamente l’interesse per la realtà aumentata: durante la finale del Superbowl americano, la General Electrics manda in onda lo spot della nuova progettazione di reti elettriche ecologica Smart Grid, che termina con il rimando al relativo microsito; quest’ultimo invita a sperimentare un cosiddetto “digital hologram”, stampando un’immagine PDF con un tipico marker AR in bianco e nero, facendola inquadrare dalla web cam del computer e osservando a bocca aperta il mondo tridimensionale in miniatura che prende vita sullo schermo: la possibilità di interagire addirittura soffiando sul microfono per far girare le pale eolica genera una meraviglia di massa e, naturalmente, un impressionante numero di visite al sito, commenti, e condivisioni sui Social Network.

campagna realtà aumentata di General Electric

La realtà aumentata “desktop” della campagna di General Electric Company. Fonte: http://ge.ecomagination.com/smartgrid/#/augmented_reality

A questa grande attenzione mediatica si accompagna, in un processo più lento ma fondamentale, la progressiva diffusione sul mercato degli smartphone, i dispositivi mobile destinati a diventare il luogo di fruizione ideale delle applicazioni di realtà aumentata, grazie alla loro possibilità di supportare videocamere digitali, sistemi di localizzazione GPS, bussole, connessione alla Rete.
La realtà aumentata da esplorare in mobilità elimina alcuni vincoli tecnici che caratterizzavano le applicazioni desktop, e introduce tutte quelle nuove possibilità d’impiego che oggi ci risultano (quasi) familiari: navigatori con indicazioni aggiunte direttamente alla strada, contenuti informativi che appaiono in determinati luoghi raggiunti dall’utente, utili per il proximity marketing ma anche per tour geolocalizzati, applicazioni che “ricostruiscono” l’aspetto originario di rovine e monumenti storici, giochi e altre ancora.
Il prossimo passo potrebbe seguire “naturalmente” la cosiddetta wearable revolution dell’informatica, implementando la realtà aumentata sui nuovi dispositivi indossabili: la strada è chiaramente quella indicata, e già parzialmente intrapresa, dai Google Glass, che sono l’altro grande polo catalizzatore dell’attenzione mondiale su questa tecnologia.
Gli aspetti chiave per valutare le possibili linee evolutive della realtà aumentata e della sua applicabilità, tuttavia, sembrano riguardare due tipi di progettazione: quella dei contenuti aumentati e quella delle modalità di interazione.

 

Fonti: http://www.pocket-lint.com/news/108888-the-history-of-augmented-reality

Communication Strategies Lab (2012), Realtà aumentate. Esperienze, strategie e contenuti per l’Augmented Reality, Milano, Apogeo 2012

 

dispositivi indossabili in realtà aumentata per la medicina

Prima ci sono stati il Magic Mirror in realtà aumentata per vedere l’interno del corpo umano, il primo intervento chirurgico e la prima visita oculistica con i Google Glass, ma anche i contenuti sull’iPad per migliorare la comunicazione con il paziente. Ora i tempi sono maturi per creare una struttura che coordini i lavori per indagare in modo sistematico (e poi mettere in pratica) tutte le possibilità che i Google Glass e gli altri dispositivi informatizzati indossabili mettono a disposizione della medicina.
Il 26 luglio Qualcomm Life 2net, una piattaforma wireless basata su cloud e sensori per il monitoraggio e la trasmissione di dati tra medici e pazienti, e l’ospedale Paloma Health, in California, hanno annunciato l’istituzione di “Glassomics”: un incubatore nato con lo scopo di creare collaborazioni per la progettazione e lo sviluppo di applicazioni cliniche in realtà aumentata e software per la gestione di dati al servizio dell’assistenza sanitaria.

realtà aumentata per l'assistenza sanitaria

Glassomics: realtà aumentata per l’assistenza sanitaria. Fonte: http://glassomics.com/

Lo studio delle applicazioni per i Google Glass che possono fornire ai medici dati in tempo reale, come, per esempio, i risultati degli esami di laboratorio dei pazienti, è solo uno degli indirizzi della ricerca; verranno esplorati anche nuovi modelli di interfacce utente per la lettura di dati complessi e nuove modalità di mappatura e visualizzazione delle informazioni genomiche, naturalmente influenzate dall’innovativa esperienza di visione creata dagli occhiali in realtà aumentata di Google; un Medical Augmented Reality System potrebbe avvalersi di strumenti di riconoscimento facciale e vocale, proiezione di contenuti clinici contestuali, comandi di ricerca per immagini e applicazioni di controllo. Glassomics potrà utilizzare, inoltre, strumenti e servizi web dell’“HealthyCircles Orchestration Engine” di Qualcomm, una piattaforma che promuove il flusso e lo scambio di preziose informazioni mediche all’interno dell’intero sistema di assistenza sanitaria (ospedali, uffici dei dottori, laboratori, abitazioni). Saranno esaminate, infine, eventuali applicazioni per il benessere e la salute rivolte al consumatore.
Vengono dunque ufficialmente riconosciute le numerose potenzialità di utilizzo della realtà aumentata per gli operatori e servizi di assistenza sanitaria.

 

Fonte: http://glassomics.com/